IN MEMORIA DEI CADUTI E DEI FERITI SUL MASSICCIO DEL MONTE NERO
La prima e la seconda guerra mondiale hanno provocato enormi sofferenze e molte vittime anche
sul massiccio del Monte Nero.
La guerra tra l'Italia e l'Austro-Ungheria è scoppiata il 24 maggio 1915 e la catena montuosa del
Monte Nero è stata teatro di numerosi combattimenti tra i due eserciti.
Nel mese di giugno del 1915 gli alpini hanno conquistato e occupato la cima del Monte Nero.
Hanno occupato tutta la cresta occidentale del massiccio del Krn (Monte Nero) ed hanno iniziato ad
avanzare verso est sulla Batognica (Monte Rosso). Hanno tentato di prendere anche il Mrzli Vrh,
avanzare fino al monte Sleme per poi scendere nella conca di Tolmino. Ma non hanno avuto
successo pur subendo perdite spaventose. Il Mrzli Vrh è la montagna più insanguinata dell'Alta
valle dell'Isonzo.
I combattimenti sulle cime si sono protratti per 29 mesi. Il 24 ottobre 1917 ha avuto inizio la 12.
Offensiva dell'Isonzo, conosciuta anche come l'Offensiva di Caporetto. In questa battaglia gli
eserciti uniti austro-ungarico e tedesco sono riusciti a penetrare nelle linee italiane ed hanno
respinto l'esercito italiano fino al fiume Piave.
Sulla linea del fronte sull Monte Nero i soldati di entrambi gli eserciti sono stati colpiti dalle
tempeste, hanno sofferto per il freddo e ciò nonostante hanno continuato a combattere. Sul Monte
Rosso e sul Veršič gli austriaci hanno condotto anche due operazioni militari sotto terra con le mine.
A causa di combattimenti, malattie, fulmini, valanghe e di altre eventi sfortunati in 29 mesi c'è stato
un numero spaventoso di vittime. Ne sono memoria i monumenti ed i cimiteri militari.
Anche durante la seconda guerra mondiale sul massiccio del Monte Nero hanno infuriato violenti
combattimenti tra l'esercito partigiano di liberazione da una parte, l'esercito italiano e tedesco
dall'altra.
Il 26 aprile 1943 sul monte Golobar, nell'estremo lembo occidentale del massiccio del Monte Nero,
c'è stata una battaglia tra i partigiani del commando del Litorale nord e l'esercito italiano. Molte
sono state le vittime, soprattutto tra le file dei partigiani.
Il 18 luglio 1943 nell'area che va dalla Batognica (Monte Rosso) a Stador c'è stato un giorno intero
di combattimenti tra i partigiani della brigata Gradnik e unità degli alpini. Anche qui ci sono state
molte vittime soprattutto italiane mentre i partigiani sono riusciti a sfuggire all'accerchiamento con
poche perdite.
La più grande battaglia dei partigiani sloveni, prolungatasi per diversi giorni, sulle Alpi Giulie è
avvenuta nell'agosto del 1944 nella zona dal Monte Rosso al Mrzli Vrh. I partigiani della brigata
Gradnik sono stati attaccati da tutte le parti dall'esercito tedesco e dai Domobranci che avevano una
superiorità di forze dieci volte maggiore. Lì sono morti molti partigiani mentre a fatica cercavano di
sfuggire all'accerchiamento tedesco.
Nel fossato sotto il paese Krn e sotto Vrsno c'erano due postazioni sanitarie partigiane.
Va ricordata anche l'audace azione partigiana degli ultimi giorni di dicembre nel 1943. I combattenti
della Bazoviška brigata, partendo da Lepena e camminando sulla neve fresca alta, sono saliti sulla
Škrbina e poi sono scesi lungo il pendio ghiacciato fino al pianoro Kuhinja. Ai partigiani caduti
sono dedicati monumenti sul monte Golobar, sulla Škrbina e sul monte Sleme.
Il massiccio del Monte Nero è stato testimone di innumerevoli disgrazie e ci sono stati molti morti
anche tra gli alpinisti in particolare sul versante meridionale del Monte Nero. Molte scivolate hanno
avuto un esito mortale. Nel 1950, durante la costruzione del rifugio in cima al Monte Nero, è
scivolato nella morte il gestore dell'associazione alpinistica di Nova Gorica Ervin Gomišček. A lui è
intitolato il rifugio.
La tragedia più grande è avvenuta alla fine di dicembre del 1996 quando sul versante ghiacciato del
Monte Nero sono scivolati e morti tre alpinisti italiani.
Diversi alpinisti sono morti a causa di fulmini, cadute, cadute massi, ipotermia, disidratazione o

malori.
Una lapide sul monte Kuhinja ricorda le migliaia di caduti nelle due guerre mondiali e le vittime tra
gli alpinisti. E' un monito a tutti coloro che vi arrivano in ricordo delle tante tragedie avvenute sul
massiccio del Monte Nero. In questi luoghi dunque ci si deve muovere con rispetto e ricordare
quanti qui hanno sofferto e perso la propria vita.